Debussy

 

Ho assistito allo schiudersi della sua creatività. Il suo Quatuor, le Chansons de Bilitis, Pelléas et Mélisande nacquero per così dire, davanti ai miei occhi, e non potrò mai dimenticare l’emozione che mi ha procurato questa musica; ne assaporavo, deliziato, la «nebulosità», così nuova e preziosa a quel tempo. E gli splendidi Pezzi per pianoforte acquisivano, sotto le sue dita, un’aura fiabesca, si illanguidivano e mormoravano con tenera malinconia.

tratto da “Quaderni di un mammifero” di Erik Satie

Quartetto K 499

Il K 499, l’unico Quartetto di Mozart che non appartiene ad alcun ciclo (e forse per questa ragione meno conosciuto dei compagni), fu composto nell’agosto 1786, a un anno di distanza dall’ultimo Quartetto dedicato a Joseph Haydn (K 465 “Delle Dissonanze”); esso deve il sottotitolo al nome dell’editore viennese Hoffmeister che lo commissionò a Mozart già pensando alla pubblicazione.

E’ diviso in quattro tempi: Allegretto, Menuetto, Adagio, Molto Allegro.

 

Mozart a Lodi: il Quartetto K80

Si sa da una lettera di quei giorni che il Quartetto è stato composto «di sera, in un albergo a Lodi». Quale postscriptum sulla busta, Mozart annota, da clown quale sa essere, i vocalizzi «sovracuti» del famoso castrato La Bastardella, conosciuto proprio in quei giorni.

tratto da “Mozart, Signori il catalogo è questo!” di A. Poggi e E. Vallora

Brahms e l’eredità dei quartetti di Beethoven

La notizia della nascita dei due Quartetti Op.51 si trova per la prima volta nel diario di Clara: un appunto del luglio 1866 informa che Brahms le aveva sottoposto in anteprima alcune parti del «Requiem tedesco» («magnifiche», a suo giudizio) e qualche pagina di un Quartetto in Do minore. Da allora Brahms continuò a lavorarvi saltuariamente e ritenne il lavoro concluso dopo l’estate 1873, trascorsa a Tutzing; in effetti, durante il breve soggiorno a Lichtental che ne seguì, li fece ascoltare a Clara nella loro stesura definitiva (insieme alle «Variazioni su un tema di Haydn»).

Questa, del settembre 1873, è dunque la data conclusiva dell’Op.51. Brahms presentò i Quartetti all’editore con la solita ritrosia ed autocommiserazione: «Avrei voluto scrivere due grandi opere, – confidò in quest’occasione, – ed ecco invece i miei modesti risultati».

Ancora una volta si ha modo di conoscere una classica «coppia» brahmsiana: due lavori intrecciati nel loro concepimento, uniti da tonalità simili (tonalità minori nei due casi), diversi nell’aspetto esteriore ma complementari nella loro natura e nell’umore. Austero, teso, drammatico il primo (nell’inevitabile paragone con Beethoven, molti lo avvicinano ai «Quartetti Razumowsky»); introverso, ricco di chiaroscuri e di inquietudini, più «romantico», morbido e cangiante il secondo. Nell’Op.51 n.1 l’eredità di Beethoven si avverte nella forza, nella determinazione, nella risolutezza; nel secondo l’autore sembra aver superato tali condizionamenti lasciando spazio alla tenerezza, ai languori nostalgici, a certi slanci ritmici che richiamano uno spirito popolare.

tratto da “Brahms. Signori, il catalogo è questo!” di A. Poggi E.Vallora

Le influenze nel Quartetto K80 di Mozart

«…per quanto il genere del quartetto fosse largamente coltivato in Germania, lo stimolo alla creazione venne a Mozart piuttosto da parte degli italiani, come Sammartini, Tartini e Boccherini»

Albert

 

«Si tratta già di un vero e proprio Quartetto, benché la condotta delle voci accompagnanti sembri additare indietro, al “divertimento”. In breve: un’opera interessante, fra lo stile di Salisburgo e quello di Milano; non ancora Sammartini ma non più Michael Haydn»

Paumgartner

tratto da “Mozart, Signori il catalogo è questo!” di A. Poggi ed E. Vallora