Toscanini

Le critiche di Stravinskij sono giustificate: è difficile capire che cosa potesse avere in mente Toscanini quando eseguiva la Berceuse élégiaque di Busoni, il Preludio, Fanfara e Fuga di Tommasini e l’ouverture dal Guglielmo Tell di Rossini dopo la Grande Sinfonia in do maggiore di Schubert, oppure quando faceva precedere alla Nona di Beethoven il Tull Eulenspiegel di Strauss o la Rédemption di Franck.

Ed è certo che diresse un’enorme quantità di composizioni di terz’ordine, come si può vedere scorrendo i titoli del suo repertorio elencati in appendice a questo volume. Egli trattò inoltre con gusto discutibile alcune pagine di primissimo ordine, come quando eseguì singoli movimenti tratti dai quartetti per archi di Beethoven con l’intero settore degli archi dell’orchestra (per quanto riguarda il Quartetto in do maggiore op.59 n.3, usò una volta l’introduzione al primo tempo come introduzione all’ultimo tempo!).

tratto da “Toscanini” di Harvey Sachs

K80 – Quartetto per archi in Sol maggiore – 15 marzo 1770

E’ il primo quartetto di Mozart.

Mozart, nel dicembre 1769, inizia il suo viaggio in Italia. Ovunque egli ha un indescrivibile successo: a Rovereto, per un suo concerto d’organo, «accorre tutta la città», a Verona viene celebrato con «sonetti di meraviglia e amore», a Mantova esalta il pubblico con un’esibizione nel Teatrino dell’Accademia Filarmonica. Aristocratici, mercanti e vescovi sono uniti, ancora una volta, da un infiammato entusiasmo verso quel «giovinotto tedesco», come si definiva Mozart stesso. Dopo un soggiorno di due mesi a Milano, sulla via di Bologna, Mozart fa sosta a Lodi; qui compone il Quartetto K 80. Pagina «straordinariamente riuscita», da sempre è stata definita una pietra miliare nella storia della musica perché fissa la trasformazione, se pure a tratti ancora impacciata, dal «divertimento» al quartetto d’archi. L’opera consisteva in origine di tre movimenti, ai quali più tardi Mozart aggiunse, ad armoniosa conclusione, un intelligente Rondò.

tratto da “Mozart, Signori il catalogo è questo!” di Amedeo Poggi e Edgar Vallora